“Quanno la notte Sciata”
Una visione e una favola vuole accogliere, non la cruda storia, l’opera di Tato Russo, quella visione e quella favola che il popolo ha tradotto, tramandato e reinventato per questo suo figlio, mito ed emblema di passionali rivendicazioni libertarie, ucciso da uno sparo nel buio delle ipotesi. Complessa è la situazione politica in cui furiosamente e rovinosamente si succedono gli accadimenti da quel 7 luglio del 1647 quando nel mercato scoppiò la rivolta al grido di “Viva il re di Spagna e mora il malgoverno” ed il pescivendolo Tommaso Aniello assurse a impulsivo simbolo di riscatto e libertà. Impossibile ricostruire e districare questo groviglio di epica popolare, di intrigo politico, di mediazioni, efferatezze e misteri, evitando didascaliche prolissità, stagnazioni analitiche e noiosa storiografia.
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La scelta
Ecco la scelta “liberatoria” di un musical, dove il non detto si schiarisce e completa nelle pertinenti emotività musicali, e dove musica e teatralità si intrecciano in fantasiosi disegni ad affrescare più che il senso della storia, il senso delle emozioni che la sviluppano e dell’epos popolaresco che le racchiude.
I Numeri
Un cast d’eccezione composto da decine di artisti in palcoscenico è la cornice finale d’un opera maestosa che qualcuno ha già definito meravigliosa.
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Poesia di anonimo composta alla morte di Masaniello
«È muorto chi lu Nobile ha smaccato,
È muorto chi ha cresciuto li panelle,
È muorto chi ha strette li Gabelle,
È muorto chi nu Regno ha sorzellato.
Napole scuso tene e derropato
Chi l’ha fatto saglì ‘ncopp’ a li stelle;
L’accise co na mano de rebbelle
Nu panettiere suggeco frustrato.
Che sbarione! S’amma stammatina,
Sta sera s’odia e se le fa gran guerra.
Mprimma s’onora, appriesso s’assassina.
Hoje se vede senza capa ‘nterra,
Pe tutta la cetate se trascina;
Craje da Generalissimo s’attera.